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Vecchio 07-22-2009, 11:01 PM
Rouge3 Rouge3 non è in linea
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predefinito

Io sono d'acccordo con bithosl. Pubblico un articolo tratto da http://www.camelotdestraideale.it/tag/operai/ che parla di questo argomento.

Quote:
“Quelle che amo di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Non lo dico per retorica, ma perché la cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione (ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice” (Pier Paolo Pasolini, 1971).

Ecco, nella sinistra italiana, e lo stiamo appurando anche in questi giorni, c’è sempre qualcosa di estremamente elitario, snobistico, aristocratico - nel senso deteriore del termine - e classista.

Pasolini amava solo gli analfabeti, perché in essi era intatta l’ignoranza che li rendeva, ai suoi occhi, attraenti, affascinanti, degni di attenzione. Quasi li considerasse una sottospecie umana, da osservare come si fa con dei pesci rari, sopravvissuti per di più alle leggi evolutive e chiusi in un acquario. “Io uomo, tu bestia”; questa, la traduzione del suo sentire.

Pasolini non si rendeva nemmeno conto che attraverso la “cultura media”, quegli analfabeti - di cui parlava - avrebbero potuto migliorare la propria condizione di vita, trovare un lavoro più dignitoso e meno usurante. Semplicemente non gli interessava. “Sua maestà, il popolo è in rivolta. Ha fame”, “E allora dategli dei croissants”. Questo, l’approccio di Pasolini - che berciava contro il capitalismo e il consumismo, ma soleva guidare un’Alfa Romeo 2000, dal valore non inferiore agli attuali 35-40.000 euro - alla questione-povertà.

Perché i poveri - gli ultimi, i diseredati - per buona parte della sinistra sono sempre e solo stati un slogan. Utile a raccattare voti.

Luigi Pintor, fondatore de il Manifesto:

“Qualsiasi sommossa di schiavi, da Spartaco in poi, ha il potere di sedurmi malgrado il costo e la vanità dell’impresa. Rivoluzionario nella vita pubblica, sono tuttavia rimasto profondamente borghese nel privato, senza trovare un’armonia tra comportamenti intimi e ideali pubblici. Io non c’entro niente con il mondo di cui ho parlato per una vita. Un po’ come molti intellettuali di sinistra”.

“Non sanno niente della realtà di cui si occupano. I vecchi comunisti cercavano di porre rimedio alla scissione, invitando noi giovani borghesi a mescolarci nelle mense con gli operai. Era un rimedio ingenuo, illusorio. La sinistra è rimasta quanto di più lontano dalle pulsioni degli uomini. La destra vincerà le elezioni proprio perché intercetta i bisogni reali degli individui”.

Già, la destra vince perché intercetta i “bisogni reali degli individui”. E ciò facendo, raccoglie il plauso e il consenso anche di Cipputi.

Orrore, vergogna, tradimento: le parole che a sinistra, molto pacatamente, usano - in questi giorni - per condannare le scelte di voto degli operai. I quali, sono meritevoli di attenzione, non già perché “ultimi”. Ma perché “utili”.

Ma se cessano di esserlo, che vadano a farsi fottere. Non sono più “analfabeti”, non hanno più solo “la quarta elementare”, sono divenuti “corrotti”, hanno “cultura media”. Che inizino a roteare le sciabole, dunque:

“La generazione di operai che arriva intorno ai 30-35 anni è in larga parte persa. Sono rimbambiti dalla televisione, dei deficienti”.

“Hanno il mito dell’uomo forte, di quello che risolve problemi. Senza tener conto dell’immagine da galletto tra le donne che Berlusconi continua a propagandare. C’è da mettersi le mani nei capelli”.

Già, sono rimbambiti da quella stessa televisione che è divenuta tanto amata a sinistra, perché ha proclamato vincitrice di un reality, una transessuale comunista; e - in un altro caso - un rom con un’infanzia tragica. Roba da “mettersi le mani nei capelli”.

Un po’ come ieri sera.

L’avete vista la puntata di Annozero? Penso proprio di sì.

Bene, per tutta la trasmissione, il soviet supremo convocato da Santoro - per celebrare l’ennesimo processo contro Berlusconi - ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica, un inquietante interrogativo: “Ma com’è possibile che Berlusconi conosca Elio Letizia (padre della celeberrima Noemi), visto che quest’ultimo è un “umile messo comunale””?

Ohibò. Berlusconi non può conoscere un “umile messo comunale”? E perché mai? I messi comunali - in ispecie quelli napoletani - sono affetti da qualche rara - e contagiosa - malattia?

O forse lorsignori sinistri, e mi sa che questa è la verità, volevano lasciare intendere che da che mondo è mondo, i ricchi non frequentano i poveri?

Forse è vero. Dico di più: sicuramente è vero per lorsignori sinistri. Di questo non dubito.

Ma Berlusconi, in verità, frequenta chiunque: a cominciare da uno chansonnier napoletano, che prima di incontrarlo viveva chiedendo l’elemosina fuori ai ristoranti (mi riferisco a Mariano Apicella).

Che puzza di plebe, direbbero a sinistra?

Noi non la sentiamo, perché è la nostra.
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« Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre »

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