Come al solito sono a fare il rompiscatole ed a volte ad andare controtendenza. Intanto mi vien da dire leggendo di vegan ed actarus vari che l’evoluzione ci ha creati onnivori ed ogni qual si voglia modificazione dell’apporto nutritivo all’organismo porta inevitabilmente a squilibri vari. Pensando ai primi ominidi che dovevano accontentarsi di poco, quando trovavano della carne anche “frollata” erano piuttosto soddisfatti. Gli estremismi non servono a nulla in nessun caso. Comunque concordo con l’essere più attenti all’etichetta dei prodotti, che per legge è tenuta a riportare luogo di confezionamento e quindi provenienza della merce, anche se può trarre in inganno. Perché anche se un alimento o un articolo sono stati preparati e confezionati nelle vicinanze del nostro comune di residenza è facile che la piattaforma logistica dell’azienda produttrice sia in un'altra regione, poi si passa alla grande distribuzione ecc.. Quindi il prodotto rischia di fare un sacco di km che non possiamo immaginare ne quantificare.
Credo che il fulcro del problema e l’unica cosa da fare sia di vedere quali sono i prodotti con l’imballaggio più ridotto o meglio riciclabile o biodegradabile (spesso sulla confezione c’è scritto), magari confezioni “ricaricabili” e via cosi. Si possono anche preferire i prodotti con l’ecolabel che altro non è che un marchio di efficienza ambientale del prodotto (esempio la margherita sui fazzoletti carta della coop), oppure informarsi sulle aziende produttrici che possiedono una certificazione ambientale e che quindi si impegnano nelle loro attività ad essere meno impattanti possibile a livello ambientale (da non confondere con le certificazioni di qualità).
Saluti a tutti.