Cara Anna, in un mare tempestoso la nostra ancora di salvezza, il nostro salvagente è la fede. Nel buio più nero è come una bussola che ci indica la via. Solo che non dobbiamo remare contro corrente, non ce la potremo mai fare: dobbiamo assecondare la corrente, farci trascinare e portare da essa. Remare contro può portare solo sofferenza, smarrimento ed angoscia. Non si sono voltati dall’altra parte. Dobbiamo ricordare che, aldilà di ogni nostra aspettativa, sta la legge di Dio: la sola legge che regola il mondo. Come ebbi a dire tempo fa c’è chi pensa che una disgrazia, una malattia sia un castigo mandato da Dio. Gesù (Luca) ci dice che quelle persone morte, noi, non avevano una colpa particolare da meritare un simile castigo. La malattia, la morte sono un fatto generale: la nostra esistenza è soggetta a precarietà, non ne abbiamo il possesso (ho già detto che la vita ci è stata data in comodato d’uso: dobbiamo trattarla e vivere con la diligenza del buon padre di famiglia, ma quando ci viene chiesta dobbiamo restituirla senza indugio). Nel Padre Nostro invochiamo “liberaci dal male”, siamo perciò consapevoli della sua esistenza e del fatto che questo può portarci alla morte (fisica o spirituale) per cui questo deve spronarci a non abbandonare la fede. Coraggio a te e a chiunque si trovi nella tua stessa situazione
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Un carissimo saluto da Franco
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