Come si riciclano i tetrapak?
Un lettore ci scrive chiedendoci come mai, visto che il tetrapak è riciclabile, in molti comuni dicono di buttarlo nel secco.
Se nel vostro comune si possono buttare i tetrapak insieme alla carta, è perchè esiste un accordo di smaltimento particolare. Nella maggior parte dei comuni italiani questo accordo non c’è.
Il Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) riporta che nel 2002 il 35% degli imballaggi per bevande immessi sul mercato è stato avviato al recupero, parliamo di 38.000 tonnellate di tetrapak. Tetrapak, da analisi di flussi merceologici, è arrivata a stimare che il 23% dei cartoni per bevande riesce ad arrivare al cassonetto della carta e da lì prosegue verso uno dei 35 termovalorizzatori attivi in Italia.
I cartoni poliaccoppiati (carta + plastica + alluminio) rappresentano circa lo 0.4% dei rifiuti prodotti da una persona, per questo è antieconomico (e antiecologico) raccoglierli separatamente. Il vostro tetrapak, dal cassonetto della raccolta differenziata o va ad un termovalorizzatore o va alla cartiera Santarcangelo o al centro di compostaggio di Modena.
Alla cartiera di Santarcangelo, in provincia di Rimini, producono la cartafrutta e la cartalatte recuperando la cellulosa dei cartoni. (Qualche anno fa era a rischio di chiusura, ma ho visto della cartalatte nei supermercati Naturasì e alla Coop proprio qualche giorno fa, quindi dovrebbe esistere ancora).
E’ più semplice separare gli elementi di questi imballaggi che, per esempio, staccare l’etichetta di carta che è stata incollata su una bottiglia. Bastano 20 minuti in un pulper, di pura azione meccanica, senza additivi chimici. La carta si spappola e le fibre vengono riasciugate in fogli, senza essere sbiancate o deinchiostrate. Dal polietilene e dall’alluminio si ricava il Maralhene, un materiale con cui si fanno arredi e gadget.
Dai poliaccoppiati si può anche ottenere del compost. Lo producono a Modena, al Centro di Compostaggio di Fossoli di Carpi, e dicono che vada bene anche per l’agricoltura biologica. (Io non userei un ammendante che conteneva inchiostri, plastica e alluminio, ma non sono una coltivatrice diretta, per cui forse non valuto bene l’impatto di questi elementi).
Dato che oltre il 70% del cartone è costituito da cellulosa, la Tetrapak considera i cartoni per bevande un biocombustibile. Due tonnellate di contenitori usati hanno un contenuto energetico pari a una tonnellata di petrolio. Sul sito di Tetrapak si legge: “se il cartone brucia in modo pulito, i sottili strati di polietilene si trasformano in vapore acqueo ed
anidride carbonica, mentre l’alluminio diventa ossido di alluminio, un composto utilizzato nella produzione della carta.”
Insomma: il tetrapak è potenzialmente riciclabile, ma la maggior parte dei tetrapak o finisce in discarica o finisce bruciata.
http://www.ecoblog.it/post/1954/come...ano-i-tetrapak