Allevamenti intensivi
vista la discussione sotto "consumo critico" ritengo doveroso spiegare bene cos'è un allevamento intensivo e quanto siamo ipocriti nel dire che amiamo gli animali quando poi li mangiamo:
“Allevamenti Intensivi” (pezzi tratti da vari articoli):
L'allevamento intensivo, ovvero quanto di più innaturale esista sulla faccia della terra, costituisce l'anticamera della morte per milioni di animali che vi stazionano ogni anno.
Essi vi nascono e ne fuoriescono solo il giorno in cui dovranno recarsi sul luogo dell'esecuzione, verso il quale procederanno attraverso un viaggio estenuante fatto di sete e ferite, ma soprattutto con il sentore che sta per accadere qualcosa di terribile. Nessuno di noi vorrebbe mai provare nemmeno per un'ora cosa significhi bivaccare in quei luoghi, proprio perché ce lo immaginiamo. Eppure, secondo un cinico principio, che vede il suo massimo punto di forza nell'assuefazione delle persone, tutto procede a ritmi serrati secondo schemi collaudati, come fosse la cosa più normale del mondo.
Immaginiamo i minuti, le ore e i giorni che non passano mai, la puzza stantia, le catene, le luci artificiali sempre accese, il "rancio" servito di frequente e nelle ore più impensabili, la notte indistinguibile dal giorno, la cella microscopica studiata ad hoc per i vitellini, affinché nella totale impossibilità di muoversi possano crescere per quel poco tempo concessogli, con la "carne più tenera". E' insomma un vero e proprio incubo, al cui confronto un film di Dario Argento va bene per addormentarsi quando manca il sonno.
Come fa l'umanità ad accettare tutto questo? Il "segreto" sta nel non parlarne mai da parte delle tv, mai e poi mai si devono vedere le condizioni disumane a cui sono sottoposti questi esseri, per i quali il tempo che non passa li conduce all'inedia e alla disperazione più totale. La "spettacolare" industria della carne che viaggia libera alla conquista del mondo, con fatturati secondi solo a quelli dei petrolieri, procede nel silenzio coperto da caos e rumore dei ritmi di vita. Di contro, la maggior parte di noi basta che guardi qualche mucca nei "set cinematografici" di certe trasmissioni, per credere che queste pascolino ancora gaie e felici all'aperto, e che gli asini volino. Ci bastano dunque quelle rassicuranti immagini per metterci al riparo da rimorsi e sensi di colpa; per di più, a fare da ciambella di salvataggio quando il dubbio ci assale o quando il mare della coscienza è agitato, interviene l'immancabile "studio recente", a ricordarci la indubitabile necessità della carne, col piccolo particolare che il più delle volte chi commissiona questi studi indovinate chi è? Sono i produttori di carne, quelli degli allevamenti intensivi…Ora un po’ di storia:
“Allevamenti intensivi” sono i capannoni industriali nati negli anni Sessanta in cui sono rinchiusi decine, centinaia, migliaia di animali (in America ci sono feedlots con dentro 100.000 e più capi di bestiame) in condizioni infernali, privati di libertà di movimento, dell'aria e della luce del sole, rinchiusi in gabbie, costretti ad alimentazione forzata, immunodepressi. Le condizioni di vita degli animali, tali da suscitare pietà, sono oggetto di continue battaglie delle associazioni animaliste.
Ma non è solo questione di pietà: la concentrazione degli animali e il regime alimentare forzato aumentano lo stress, le malattie e la pericolosità microbica e sono la causa prima e principale della diffusione a raggiera dei veleni e dell'esplosione degli scandali alimentari (“mucca pazza”, "pollo alla diossina” ed altri). La "modernizzazione" zootecnica ha riempito i cibi di residui di stimolatori dell'appetito, antibiotici (metà della produzione mondiale di antibiotici è destinata alla zootecnia), erbicidi, stimolatori della crescita, larvicidi e ormoni artificiali. Proprio l'abuso di antibiotici in zootecnia è all'origine del fenomeno della resistenza che da 20 anni tanto preoccupa gli scienziati e le cui percentuali in Italia sono quintuplicate dal ' 92 a oggi: lo sviluppo di pericolosissimi superbatteri resistenti a tutti i trattamenti farmacologici. Molte altre malattie, l'afta epizootica, l'Aids bovino (Biv), la salmonellosi, l'encefalopatia spongiforme bovina sono consustanziali all'allevamento intensivo. Ecco i metodi di allevamento di alcune specie:
MUCCHE E BOVINI: Riescono a farli crescere più velocemente del 50% grazie agli ormoni (autorizzati a scopo terapeutico e nel periodo successivo al parto cioè sempre…) Secondo il Comitato Scientifico dell'Unione Europea anche dosi infinitesimali delle sostanze utilizzate danneggiano la salute umana, innescando tumori e alterando le risposte del sistema immunitario. Inoltre, i valori residuali di ormoni ritenuti innocui fino a dieci anni fa, sono oggi, grazie a dati scientifici più raffinati, considerati rischiosi per i consumatori, specialmente per i bambini in età pre-puberale. Le ricorrenti malattie dei bovini provocate dalle condizioni-limite in cui vivono costringono a terapie antibiotiche senza sosta. All'esame anatomo-patologico si rileva un'incidenza elevata di lesioni muscolari dovute all'uso di sostanze xenobiotiche.
La dipendenza della zootecnia dall'industria farmaceutica presenta questi riflessi negativi :
- sofferenza e patologie iatrogene negli animali;
- residui pericolosi negli alimenti d'origine animale;
- gravi rischi epidemiologici per selezione microbica;
- alterazioni del processo di depurazione con peggioramento dell’inquinante;
- rischi mutageni per i principi emessi nell'ambiente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ripetutamente messo sotto inchiesta i residui di certi farmaci veterinari nel cibo. E’ matematicamente certo (lo dimostra la sproporzione tra le ricette "ufficiali" e il numero di animali) che i farmaci vengono acquistati sul mercato nero per non doverne segnalare l'uso. Poi, poco prima della macellazione, viene somministrato agli animali un fortissimo diuretico che cancella le tracce delle sostanze illegali. Hanno luogo anche trattamenti con farmaci sperimentali.
Nei mangimi in passato si è trovato ogni genere di rifiuto ripugnante: carogne di animali, scarti dell'industria di trasformazione, lettiere o escrementi animali, residui della lavorazione dello zucchero, dell'olio, paglia trattata con ammoniaca, olii esausti di motori, addirittura i reflui inquinanti delle distillerie di whisky e di gin; acque nere, bollite, delle puliture dei macelli e delle stalle, "condite" con gli scarti della spremitura a caldo dei resti dei macelli.
Il mais, che nella dieta dei poveri bovini ha sostituito il più costoso fieno, fermenta nel loro colon e favorisce la proliferazione di batteri, causa di pericolose infezioni… Così, nei grassi degli animali si accumulano le diossine, pesticidi e metalli pesanti come il cadmio, piombo, arsenico e cromo.
Perfino nelle mangiatoie dei disgraziatissimi animali si annidano veleni, antimicrobici non dichiarati. Un altro problema assai grave è quello dell'importazione di carni clandestine, che, per evitare l'Iva, sfuggono qualunque accertamento sanitario. Per evadere l'Iva si è creato un mercato clandestino lucrosissimo. Ma anche nell'importazione legale il controllo è possibile solo sulle mezzene, non sulla carne pezzata e confezionata che finisce sul banco di macelleria.
E non ci sono solo veleni "artificiali". Come se non bastasse, anche i “contaminanti naturali" sono un'insidia per chi mangia carne: le aflatossine (un tipo di micotossine, sostanze tossiche prodotte dalle muffe) possono contaminare i cereali destinati a diventare mangime per animali prima e durante il raccolto o per immagazzinamento e conservazione sbagliati. Quando gli animali mangiano cibo contaminato, perdono peso e diminuisce la produzione di latte; i metaboliti di queste tossine infettano i tessuti animali commestibili, e si riversano nel latte. Sono pericolose per la salute umana concentrazioni di aflatossine superiori a 20 miliardesimi di grammo nei mangimi e a 0.5 miliardesimi di grammo nel latte!
Infine, lo stress innaturale e perpetuo causa un accumulo di adrenalina che realmente avvelena la carne, la cui assunzione può essere nociva per l'uomo. Motivi dello stress: condizioni di vita, alimentazione forzata, interminabili trasporti di ore e giorni con carri bestiame fermi alle frontiere o nei porti senza alcun supporto vitale, niente acqua, niente riposo, niente riparo dal sole torrido o dalla pioggia. Unica speranza, la morte.
VITELLI: il sistema per mantenere la carne pallida, rosea e delicata consiste nel tenerli in condizioni enormemente innaturali. Al terzo-quarto giorno di vita, strappati alle madri inseminate artificialmente, vengono collocati ognuno in un box largo 40 cm . e lungo un metro e mezzo. I vitelli sono legati con una catena al collo per impedire ogni movimento (la catena potrà esser tolta quando saranno cresciuti tanto da occupare tutto il ristretto spazio del box). Essi non vedranno mai né paglia né fieno, poiché mangiarne potrebbe rovinare il tenue colorito delle carni. Gli studiosi, per questi poveri vitellini, parlano di stress acuto e cronico, le cui conseguenze sono immunodeficienza (i vitellini si ammalano), infezioni, necessità di antibiotici. Nutriti con budini semiliquidi iperproteici che causano un’inestinguibile arsura (l'acqua è loro assolutamente negata, per indurli a ipernutrirsi, mangiando più budino e più velocemente) e un’inarrestabile dissenteria per spingerli all'anemia al fine di sbiancare le carni, disordini digestivi e ulcere sono frequenti; sottoposti a cicli costanti di trattamenti antibiotici, dopo tredici-quindici settimane si portano al macello. Avete mai visto gli occhioni spaventati di un vitello portato al macello?
L’allevamento intensivo di bovini e vitelli è anche un rischio ecologico e biologico, oltre che sanitario. I vitelli sono la “residenza” preferita di germi e infezioni e altre malattie epidemiche. Per esempio, nel novembre '99 un modello di simulazione dinamica realizzato dal Dipartimento di farmacologia, microbiologia e igiene alimentare della Scuola norvegese di scienze veterinarie di Oslo ha stabilito che, anche qualora l'importazione di carne di vitello in Norvegia cessasse nel volgere di due anni, per oltre dieci anni continuerebbero a crescere le infezioni da Taenia saginata nei vitelli domestici, e di conseguenza gli episodi epidemici di infezioni negli uomini. Nell'agosto del 1999 è stato isolato in Malesia un Enterococcus Faecium quasi invincibile, resistente alla vancomicina e a un'ampia gamma di antibiotici. E dov'era? Era in 10 campioni di tessuto molle di carne bovina. Nota di demerito speciale per il fegato di vitello e di bovino adulto, che molti ritengono "prelibato". Il fegato si impregna di tutte le sostanze nocive assimilate dagli altri organi.
MAIALI: oltre a quello già detto per i vitelli, quando gli animali sono mantenuti sul grigliato, l'aria dei capannoni è caratterizzata da un eccesso di ammoniaca ed altri gas, che rappresenta un fattore irritante per le mucose delle vie respiratorie, che determina uno stato di continua irritazione e a volte porta a forme polmonari o bronchiali più gravi, per cui la somministrazione di farmaci deve essere continua.E parliamoci chiaro, dal punto di vista dell'intelligenza i maiali non hanno niente da invidiare a cani e gatti solo che loro vengono uccisi a milioni ogni giorno...
Conclusione: In Europa vengono consumate tonnellate di antibiotici legali per favorire la crescita artificiale di polli, suini, tacchini e vitelli. A queste vanno aggiunte tutte le sostanze illegali largamente impiegate, che molto difficilmente vengono scoperte nei controlli veterinari (che sono comunque pochissimi o insufficienti) perché sono sempre diverse e se non si conosce a priori la sostanza cercata non si possono eseguire test per scoprirne la presenza. Tutto ricade sull’uomo. Molti studi di anatomia comparata affermano che l’uomo non è carnivoro, ma la sua costituzione è atta a mangiare solo frutta, semi, cereali e ortaggi. Non siamo stati creati per mangiare carne: abbiamo nella saliva la ptialina che serve a predigerire amidi e cereali; i nostri molari piatti sono simili a quelli degli erbivori e servono non per strappare, come fanno i carnivori, bensì per sminuzzare e macinare verdure, semi e cereali; il nostro stomaco non ha né la struttura né l’acidità dello stomaco dei carnivori e il nostro intestino è molto più lungo di quello degli animali carnivori. Questi ultimi evacuano rapidamente la carne ingerita, mentre nel nostro intestino, essendo circa 10 volte più lungo di quello dei carnivori, la carne ristagna alcuni giorni e così ha tutto il tempo per imputridire, formando sostanze altamente tossiche nonché cancerogene. Non abbiamo nel fegato l’uricasi, quell’enzima presente negli animali carnivori il cui compito è quello di scindere l’acido urico prodotto dalla carne. Pertanto, senza l’enzima “uricasi”, l’acido urico resta nel nostro organismo come prodotto di scarto che affatica i reni, si deposita nelle cartilagini, creando così i presupposti per infiammazioni, dolori, gotta, artriti e così via…
Differenza fra vegetariani e vagani:
Molti mi chiedono che differenza ci sia fra vegetariani e vegan: i vegan non mangiano derivati degli animali come uova e latte…e perché vi chiederete? Ve lo spiego…:
La sofferenza causata dagli allevamenti per la produzione di uova e di latte agli animali è ancora maggiore rispetto a quella cui sono sottoposti gli animali “da carne”, perché dura più a lungo, usa metodi ancora più cruenti, e causa un forte dolore anche emotivo negli animali.
Per capire bene la situazione, vediamo come funzionano questi allevamenti:
Per la produzione di latte, la mucca deve essere ingravidata e partorire un vitello ogni anno. Le mucche infatti non producono latte per magia, ma perché, come tutti i mammiferi, devono nutrire il proprio piccolo quando nasce. Quel che accade è che il vitellino viene subito portato via alla madre, con estrema sofferenza e dolore per entrambi. Viene allevato in un piccolo box senza possibilità di movimento per 6 mesi e poi viene macellato. Sarebbe d’altro canto impensabile mantenerlo per 20 o 30 anni senza che sia “produttivo” quindi queste uccisioni sono qualcosa di obbligato affinché la produzione di latte possa avvenire. La mucca dopo circa un anno smette di produrre latte, ma nel frattempo è già stata nuovamente ingravidata, e quindi è già pronta a partorire un altro figlio, che le viene di nuovo portato via. Dopo 4-5 anni (ma ormai sono diventati solo 2 o 3, nei moderni allevamenti) di questa vita, la mucca è talmente sfruttata che non riesce più a essere abbastanza produttiva, viene quindi mandata al macello pure lei. Tante volte accade che queste mucche non riescano nemmeno a reggersi ancora in piedi. E’ tristemente noto il problema delle “mucche a terra”, animali così sofferenti da non riuscire a stare in piedi, che vengono caricate sui camion verso il macello a suon di spinte o con argani (fatte vedere sa Striscia la notizia nei mesi scorsi).
Per la produzione di uova il discorso è analogo. Si parte con la “produzione” di pulcini, quelli che dovranno diventare galline ovaiole, cioè galline utilizzate per produrre le uova che vengono vendute per l’alimentazione umana. Esistono fabbriche piene di incubatrici in cui le uova fecondate sono tenute, fino alla schiusa. A quel punto, se il pulcino è femmina, diventerà gallina ovaiola; se è maschio, è inutile, perché non è della razza giusta per diventare un pollo “da carne” (e se lo fosse, verrebbe allevato in capannoni orrendi e ucciso a 6 settimane) e non essendo femmina non farà le uova. Viene quindi ucciso subito, o tritato vivo o soffocato in un sacco assieme a migliaia di suoi simili. Alle femmine, invece viene tagliato il becco, perché non possano ferire le compagne di gabbia una volta adulte, quando per la disperazione di essere costantemente rinchiuse potranno diventare aggressive. Passano poi i due anni successivi in gabbie piccolissime, senza mai vedere la luce del sole, e infine vengono macellate.
Ecco dunque spiegato come la produzione di latte uccida vitelli e mucche e crei sofferenza psicologica e fisica estrema a entrambi e come la produzione di uova uccida in modo agghiacciante i pulcini maschi, torturi per 2 anni le femmine e poi le faccia finire al macello. Ed ecco perché molti vegetariani per non uccidere gli animali decidono di diventare vegani.
Di seguito alcuni dati:
Animali Uccisi
• Nel mondo vengono uccisi a scopo alimentare:
o 170 miliardi di animali ogni anno;
o oltre 14 miliardi di animali ogni mese;
o mezzo miliardo di animali ogni giorno;
o 19 milioni di animali ogni ora;
o oltre 300.000 animali ogni minuto;
o oltre 5.390 animali al secondo.
• Il numero di animali uccisi ogni 3 ore nel mondo per la nostra alimentazione è pari al numero di abitanti dell'Italia.
• Il numero di animali uccisi ogni secondo per la nostra alimentazione è superiore al numero di morti nell'attentato dell'11 settembre contro le Torri Gemelle.
• Nella sola Italia vengono uccisi per finire sulle nostre tavole:
o 2 miliardi e mezzo di animali ogni anno;
o 225 milioni di animali ogni mese;
o 8 milioni di animali ogni giorno;
o oltre 300.000 animali ogni ora;
o 5100 animali ogni minuto;
o 90 animali al secondo.
• Ogni minuto solo in Italia per la nostra alimentazione viene ucciso un numero di animali pari al numero di vittime dell'attentato dell'11 settembre contro le Torri Gemelle
• Ogni anno solo in Italia viene ucciso un numero di animali pari alla metà della popolazione mondiale.
Veganismo e salute
• Nei vegetariani gli attacchi cardiaci sono rarissimi, stimabili in pochi percento rispetto alla media della popolazione.
• Nei vegetariani la probabilità di ammalarsi di tumore sono inferiori del 60% rispetto a quelle della media della popolazione.
• Le aspettative di vita di un vegetariano sono superiori di oltre 6 anni rispetto alla media della popolazione.
• In uno studio americano sul regresso delle malattie cardiache il 99% dei pazienti esaminati ha fermato l'evolversi della malattia dopo aver cambiato le proprie abitudini alimentari.
Veganismo e fame nel mondo
• Nel mondo muoiono di fame:
o 9.000.000 persone ogni anno;
o 700.000 persone ogni mese;
o 170.000 persone ogni settimana;
o 24.000 persone ogni giorno.
o
• In questo momento oltre 200 milioni di bambini soffrono a causa della denutrizione.
• Ogni anno gli animali allevati per la nostra alimentazione consumano 145 milioni di tonnellate di cereali e soia per produrre 21 milioni di tonnellate di cibo, i rimanenti 124 milioni vengono persi nella catena.
• Circa un terzo del grano prodotto nel mondo viene utilizzato per l'alimentazione degli animali cosiddetti 'da macello'.
• In India il 37% della terra coltivabile viene utilizzata per produrre mangime per gli animali che verranno poi uccisi.
• In Brasile 5,6 milioni di acri di terreno sono utilizzati per produrre mangime destinato all'esportazione in Europa, dove nutrirà animali destinati all'alimentazione.
• La stessa quantità di vegetali, mangiata direttamente, può nutrire un numero di persone 5 volte maggiore rispetto a quando viene fatta mangiare agli animali e trasformata poi in carne.
• Per nutrire l'attuale popolazione con una dieta non vegetariana servirebbe una quantità di vegetali tre volte superiore a quella che è possibile produrre.
• Il 90% del cibo mangiato dagli animali che saranno uccisi per la nostra alimentazione e tutta l'acqua che bevono viene eliminato da questa inefficiente catena alimentare.
• Per produrre 1 kg di carne servono 16 kg di vegetali.
• Un miliardo di persone soffre la fame, mentre 4 miliardi di mucche e decine di miliardi di altri animali vengono nutriti per essere trasformati in cibo.
• Se il 10% delle persone diventasse vegetariano, il conseguente risparmio di risorse naturali sarebbe sufficiente a sfamare 60 milioni di persone.
Direi che c’è da riflettere.
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