Ehi, che bella discussione!
E bravi ragazzi, questa discussione è molto "salutare" perchè impegna i partecipanti ad approfondire argomenti molto importanti e sicuramente molto interessanti.
Voglio fare una riflessione su quanto dichiarato da Antonio circa il numero di decessi da tumore al seno comparando gli 11 mila del 1990 ai 12 mila attuali.
Un valore, detto così, porterebbe a pensare che la medicina non abbia fatto alcun progresso ed anzi la sua staticità ha consentito al tumore di "assuefarsi" al farmaco e, quindi, a resistere meglio.
Sappiamo tutti, però, che non è così.
Eliminiamo subito gli errori di registrazione delle cause di decesso, sono ininfluenti, anche se presenti. Lo scenario più realistico è che i casi di tumore siano aumentati e, correlativamente, sono aumentate le morti. Ma di quanto sono aumentati?
Se fossero aumentati nella misura del 10% allora, essendo aumentate anche le morti del 10%, vi sarebbe una invarianza. Presumo, invece, che la verità sia un'altra e cioè che vi sia stato un aumento molto significativo dei casi e che l'aumento del valore assoluto delle morti rappresenta, invece, una diminuzione percentuale. Sarebbe interessante verificare anche se vi è stato (ed io credo sia così) un aumento del periodo di sopravvivenza tra la scoperta ed il decesso.
Tutto quanto questo per dire solo che nello scenario, qualsiasi esso sia, interagiscono tanti e tali fattori che una semplice analisi di primo livello non è in grado di enucleare alcuna verità.
Se vogliamo avere la possibilità di analizzare, con il massimo dell'oggettività, una qualsiasi situazione dobbiamo necessariamente fraci una domanda: cui prodest? a chi giova?
Chi ritrae beneficio da una informazione orientata ad ottenere un certo risultato? Colui o coloro che ne ricavano benefici (sia in termini di utili, ma anche in termini di gratificazione personale, importanza, prestigio, benefits di vario genere, etc.).
Si potrebbe scegliere la strada della micro analisi, campionare un universo statistico, analizzarne il comportamento ed analizzarne l'evoluzione degli aspetti che ci interessano. Ma ciò sarebbe sufficiente? No perchè dovremmo procurarci la storia genetica degli individui, gli stili di vita seguiti fino alla presa in carico nell'universo, gli accadimenti particolari intervenuti durante lo svolgimento della vita, etc. etc. Una mole di dati assurda per una qualsiasi ricerca.
Ed allora ci si potrebbe rivolgere alla macro analisi e cioè analizzare le risultanze delle condizioni del campione, a distanza di tempo, magari non limitato ad un universo, bensì ad un'intera popolazione, e desumerne gli andamenti di qualsiasi cosa sia di nostro interesse. Anche qui, però, data l'alta mobilità dei soggetti appartenenti all'universo, non potremmo seguire tutti gli accadimenti, dovunque prodottisi.
Il primo vero problema, quindi, è quello della metodologia, un problema che molto difficilmente presenta soluzioni accettabili al 100%, ma neppure all'80% o al 70; dovremmo sempre accontentarci di valori appena superiori al 50%, se riusciamo ad ottenerli.
E allora? Allora, forse, è meglio partire dal particolare per tentare di estrapolare "valori" generali.
La mia prima domanda sarebbe: sto bene mangiando vegano? (o qualsiasi altra cosa). Qui la parte più difficile è rispondersi con sincerità. A volte noi stessi non siamo in grado di valutare appieno le nostre percezioni. Cosa penseremmo se, ad esempio, o nostri valori rilevati con le analisi fossero ballerini? Oppure fossero contraddittori di volta in volta? E se poi sentissimo pareri discordanti, anche parzialmente, da parte dei medici? E che importanza assumerebbe il nostro carattere?
Io sono più che convinto che una corretta alimentazione (io dico un corretto stile di vita che non comprende solo l'alimentazione) contribuisca a far stare bene il soggetto, ma questo stile di vita è proprio quello che ci piace? Vogliamo proprio rinunciare a tutto pur di tentare di salvaguardare la nostra salute? Che cosa pensiamo, ad esempio, di tutti quegli artisti che hanno confessato stili di vita assurdi (droga, sesso, alcol, fumo, etc. etc.) e che godono di buona salute? Quante volte abbiamo parlato di persone molto morigerate che sono venute a mancare prematuramente? Ed infine (ma si potrebbe continuare all'infinito, o quasi, tante sono le situazioni che ineriscono la vita umana) ci piacerebbe una vita così regolata per 365 giorni all'anno (366 nei bisestili) che si sussegue anno dopo anno piatta, monotona, che ci allontana molto spesso dagli altri quasi ghettizzandoci? Mai un'emozione, mai una trasgressione, mai un ripensamento quando, magari, intorno a noi l'allegria di un bicchiere di vino, il profumo di un arrosticino, la morbidezza di una ricotta appena fatta, o cose simili, impazzano tra i nostri amici e conoscenti? E se poi il nostro profilo psicologico è particolarmente carico ed orientato tanto da farci preferire una scarpa di polimeri a base di idrocarburi ad una pelle di coccodrillo, come reagiremmo se, intorno a noi, incontrassimo individui che se ne sbattono altamente e vivono incoscientemente felici la loro vita nella quale ottengono più risultati e maggiori considerazione di noi?
Sapete che vi dico dopo tutta questa tiritera?
Guardate in voi stessi e fate le cose che vi fanno star bene, sempre nel rispetto degli altri, di modo che non avrete mai nulla da rimproverarvi o da rimpiangere; la vita non è e non è mai stata governata da valori assoluti, dobbiamo accontentarci anche di commettere errori, sono inevitabili, per tutti, e poi bisogna sempre comparare costi/benefici (di qualsiasi natura ed intensità) per poter comprendere se la vita che conduciamo vale la pena di essere vissuta.
La mente umana ha una potenza molto grande, ma noi non sappiamo governarla, se non in minima parte.
Un abbraccio veramente grande grande e veramente a tutti. Nicola