Ho letto delle varie peripezie vissute nei reparti di oncologia di mezza Italia. In effetti, nonostante il luogo possa anche sembrare ameno, con grande parco, aiuole verdi e tanti coniglietti in libertà che scorrazzano per i vialetti, anche lo IOV di Padova non è da meno. Lunghe file per i prelievi, lunghe file per l’accettazione e l’assegnazione dell’ambulatorio, lunga attesa in sala prima che chiamino il tuo benedetto numeretto (anche se hai un orario di appuntamento che puntualmente viene sballato). L’unica nota positiva, rispetto ad alcuni di voi, è che qui ho trovato, finora, dei medici molto alla mano, qualcuno addirittura simpatico, abbastanza preparati professionalmente e sufficientemente aggiornati sulle nuove tecniche e medicine. Non sono freddi esecutori o somministratori di farmaci, danno consigli, scambiamo qualche parola in più del necessario, danno suggerimenti anche su come curare (anche senza farmaci) i vari acciacchi che derivano dal sutent. Altra cosa importante è che qui ci sono anche tutti i vari ambulatori che possono, in qualche modo, interessare un malato oncologico: cardiologia oncologica, endocrinologia oncologica, radiodiagnostica oncologica ecc. e che spesso, laddove necessiti, sono gli stessi oncologi che prenotano le visite che ritengono necessarie, così come è capitato a me per cardiologia, endocrinologia e TAC o RNM varie. Questo costituisce un gran vantaggio e ti dà, almeno a me, un senso di tranquillità, di essere seguito dall’A alla Z. Come punto negativo devo dire che, al contrario di quanto faceva la mia “vecchia” oncologa, gli attuali medici non effettuano più le visite, si basano sul tuo racconto, guardano gli esami e le lastre e si limitano a prescrive il farmaco. Per il resto sono pienamente d’accordo con
Alberto. Tutti i reparti di oncologia, come del resto anche tutti gli altri reparti di ogni ospedale ed ogni singolo medico di base, dovrebbero obbligare i propri medici a corsi di aggiornamento e non ricorrere alla corruzione autorizzata accettando le sponsorizzazioni di congressi da parte delle case farmaceutiche che altro non sono che pubblicità di bassa lega fatta per accaparrarsi fette sempre più consistenti di mercato a nostre spese (a nostre sia come malati che come contribuenti). Nonostante tutto, però, ho ancora fiducia nella ricerca ed ora che hanno scoperto (viva la ricerca italiana!!) perché una cellula tumorale non muore e riesce a riparare i danni che gli ha provocato la chemio, forse riusciranno anche ad inibire questo enzima che la rende immortale. Quindi invito tutti a tenere duro ancora per i prossimi 10 anni, dopo di che tutto sarà in discesa!