Cari amici buon giorno a tutti. Come avete passato la domenica? Spero bene, serenamente e divertendovi con i vostri cari.
Caro
Bobo sono perfettamente umano! Non che sia dipeso da me, la ferita mi faceva un male cane, la voglia di muovermi era pochissima ma il mio cervello mi imponeva di non rilassarmi e di lottare contro il dolore. Tieni presente che, per carattere e la sua natura emotiva, mia moglie non mi ha potuto assistere durante il ricovero, che in reparto prestavano servizio infermiere (e che io mi vergognavo da matti come uno scolaretto) per cui mi sono dovuto “arrangiare” con tanta forza di volontà. Ho pagato questo mio agire sconsiderato con una ernia iatale di circa 7-8 cm (mi si sono aperti i punti interni) che comunque mi tengo cara e non mi passa per il cervello di rifarmi operare per ricucirla. Purtroppo i miei successivi ricoveri sono stati moooolto più lunghi: una media di 4-5 mesi l’uno durante i quali, pur di uscire dal reparto, mi sforzavo e mi facevo sostenere da mia moglie per poi andare a mangiare una pizza (che lei mi portava) nel chiosco conventuale che c’è nella parte vecchia dell’ospedale di Padova. Per cui se dovesse ripresentarsi l’occasione di un ricovero farei di tutto per scappare via il più presto possibile.
Cara
Paoletta, con grande mio rammarico ieri non sono andato a pranzo da mia suocera, le condizioni del mio esofago non permettono di fare onore alla sua cucina. Mi sono preparato una “paella” di carne che tutta la mia famiglia ha molto gradito. Il pomeriggio siamo andati a ballare con tutta la nostra compagnia di amici e la sera, molto tiepida e gradevole, abbiamo fatto una passeggiata. Il mio percorso……. In una parola è molto difficile. Lo definirei
CANCRO il che vuol dire un alternarsi di terrore, speranza, gioia, delusione, dolore e ancora speranza, il tutto amalgamato da fede, amore e voglia di vivere. Non è facile spiegare cosa si prova quando ti diagnosticano un cancro: è terrore puro, non mi sono chiesto il perché della cosa, la mia prima domanda è stata: “che possibilità di cura ci sono?”, la seconda (dopo che mi hanno detto che di cure risolutive non ne esistevano) è stata:” quanto tempo mi rimane?”. Dopo l’intervento di nefrectomia, che risolse provvisoriamente il problema immediato, è cominciata la chemioterapia: due lunghi anni di sofferenze e tanta speranza. Poi l’intervento di trapianto di cellule e la remissione completa quindi la gioia di rivivere, la rinascita. Poi la grande delusione delle recidive del 2008, il dolore del sutent e della radioterapia ma ancora la grande speranza, la grande e incrollabile fiducia nel futuro. Penso che
Edo ti possa confermare questo percorso che ritengo comune a tutti noi.
Ora vi lascio, un caro saluto a tutti ed a risentirci presto. Ciao da Franco