Cara Manuela comprendo le ragioni tue e di tuo padre. A volte verrebbe la voglia di mollare la cura, ma pensiamoci bene. Prima eravamo tutti in una situazione che a noi sembrava normale, ma in realtà era privilegiata. Quelli che si ammalavano intorno a noi oppure che erano colpiti da invalidità, magari fin dalla nascita, oppure da malattie psichiatriche o altro di peggio, catturavano solo la nostra pietà o comprensione, senza comunque renderci conto che noi eravamo molto fortunati e magari ci lamentavano dei nostri piccoli bubù.
Ora siamo noi dall'altra parte e non vogliamo rinunciare ai privilegi di cui abbiamo sempre potuto disporre. Ora però riusciamo a gioire di piccole cose che prima non colpivano la nostra attenzione e dovrei dire che in fondo la qualità della nostra vita è migliorata. Ora siamo più attenti agli affetti, alle amicizie e le cose che prima ci infastidivano, ora ci sfiorano appena. Stiamo più attenti ai valori e dovendo rallentare i nostri ritmi percepiamo di più quello che veramente conta nella vita.
Lo so che è difficile, ma credo che dovresti far capire a tuo padre questo, fallo alzare dal suo letto, fagli fare delle brevi passeggiate, così il suo metabolismo (molto probabilmente rallentato da un ipotiroidismo) si riattiva, che riprenda i suoi hobby, se ne ha, oppure che se ne inventi uno, qualsiasi cosa, ma che tenga la sua mente occupata.
E' importante accettare, non come una croce che dobbiamo portare, ma come un cambiamento, che per certi aspetti, può anche essere migliore.
Adriana
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