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![]() Quali criteri usare per scegliere un prodotto all'acquisto?
Buongiorno.
Con il passare degli anni mi sono sempre di più affinato nello scegliere un prodotto al supermercato, cosciente della forza che abbiamo noi consumatori nel poter cambiare le cose. In un primo tempo, guardavo solo il prezzo, poi ho cominciato a controllare la qualità, la quantità e il tipo di confezionamento, la zona e i criteri di produzione...! Ora il prezzo è l'ultima cosa che guardo! Ora, vorrei provare a migliorare e a diffondere un po di questa filosofia di scelta, magari impostando una scaletta con delle priorità....! Arrivo al punto: quali sono secondo voi i criteri da seguire per scegliere un prodotto? (tipo al supermercato, ma anche in generale!). E in che ordine, quale viene prima e dopo? Proviamo a fare insieme una scaletta che vada bene per tutti, che sia comprensibile per chiunque, anche i meno informati (quindi senza l'uso di parole incomprensibili). Comincio io, dalla fine: quando più prodotti si equivalgono nella somma di tutti i parametri, io mi oriento seguendo il detto "il giusto sta nel mezzo", quindi guardo il prezzo più alto e il più basso di quella categoria di prodotti, e scelgo quello che ha un costo medio!! ![]() |
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Io ho eliminato completamente i supermercati, così ho risolto il problema alla radice!
![]() In ogni caso, la mia personale scala di priorità nel valutare un prodotto è: 1.VEGAN (Ndr: Il Vegan è una persona che sceglie di escludere completamente dalla sua alimentazione (e dall'abbigliamento, ecc.) ogni prodotto di origine animale, derivante dalla morte diretta o indiretta di animali o dalla loro sofferenza e prigionia. Un vegan NON mangia: carne, pesce, uova, latte e derivati, miele (e tutti gli altri prodotti delle api). Mangia TUTTI i prodotti della terra, senza alcuna restrizione. NON indossa pelle, pellicce, lana, seta. Indossa tutte le fibre vegetali o sintetiche.) 2.EQUO SOLIDALE 3.BIOLOGICO 4.LOCALE Quindi prima di acquistare un prodotto devo accertarmi che sia prima di tutto vegano, poi realizzato con il rispetto dei diritti dei lavoratori, e secondariamente che sia biologico e prodotto vicino a casa mia. Ho risolto il dilemma diventando crudista e acquistando solo frutta e verdura bio di contadini locali ![]() Quel poco che mi manca lo compro in negozi biologici stando attento che sia di origine italiana, e quando di origine straniera che sia almeno equo-solidale (tipo le banane, e l'ananas ogni tanto). |
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Generalmente, paragono i vari rivenditori sullo stesso prodotto e compro da quello che lo vende a meno. Naturalmente marca e qualità li scelgo io in base alle mie preferenze, se tutti facessero così obbligherebbero i rivenditori ad adeguarsi e a farsi concorrenza. Ma la tendenza della massa è quella di acquistare un prodotto che si sa costa meno da un'altra parte ma per evitare la fatica di andare in un altro negozio si subisce e si acquista.
Inoltre pagare meno non vuol dire per forza avere un prodotto di qualità inferiore, magari il servizio che si riceve è più scadente (Vedi i discount e i voli low cost) ma il prodotto è lo stesso. Bisogna abituarsi di fare acquisti ragionando senza subire il marketing d'assalto dei grandi centri commerciali. Ho visto reclamizzare pannolini ber neonati con sconti del 30% mentre nel negozio sotto casa una marca concorrente ma di medesima qualità vendeva lo stesso formato senza sconto a un prezzo inferiore, al momento si pensa di risparmiare (azz!!! Guarda che sconto, compra compra!) mentre in realtà ci stanno buttando fumo negli occhi. |
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I miei criteri di scelta:
1. Vegan 2. Biologico 3. Equo solidale 4. Il più possibile locale 5. "Ecologico" (per quanto riguarda componenti, imballaggi eccetera) 6. Poco lavorato 7. Necessario o almeno utile... sto cercando di eliminare il più possibile gli acquisti superflui! |
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Il costo medio è relativo.
Ci sono prodotti a costo medio che sono prodotti dalle stesse industrie che producono quelli di marca. Poi secondo me va differenziato tra alimentari e non. Negli alimentari, per me è importante prima di tutto la provenienza, gli ingredienti ed eventualmente le fasi di lavorazione. La qualità di fatto dipende da quello, poi il prezzo è un altro discorso, perchè dipende dalle disponibilità finanziarie di ciascuno. purtroppo oggi siamo arrivati al "paradosso alimentare" per cui per mangiare biologico, cioè sano, dobbiamo pagare di più. Per gli altri prodotti invece dipende da tante cose. Ci sono piccole aziende che producono ottimi prodotti, lì bisogna informarsi. Infine, io cerco di dare un occhio anche alla qualità etica, sulla provenienza dei prodotti e sulla gestione aziendale. Doveroso non pubblicizzare, ma sono sicura che molti ben informati sanno… ![]() |
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I miei criteri:
1: non deve fare stragi (vedi ad esempio la marca che uccide sindacalisti in Colombia... ed inquina molte acque...) 2: non deve sfruttare il lavoro minorile 3: deve dare risorse a chi coltiva e produce (equo e solidale) 4: non deve lucrare su un diritto: VARIE MARCHE DI ACQUA Insomma i criteri sono quelli di un etica culturale e sociale. (Non li ho messi nell'ordine i numeri sono dati in base a come mi sono venuti in mente, ma credo che tutti siano di eguale importanza). |
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![]() Quote:
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Come al solito sono a fare il rompiscatole ed a volte ad andare controtendenza. Intanto mi vien da dire leggendo di vegan ed actarus vari che l’evoluzione ci ha creati onnivori ed ogni qual si voglia modificazione dell’apporto nutritivo all’organismo porta inevitabilmente a squilibri vari. Pensando ai primi ominidi che dovevano accontentarsi di poco, quando trovavano della carne anche “frollata” erano piuttosto soddisfatti. Gli estremismi non servono a nulla in nessun caso. Comunque concordo con l’essere più attenti all’etichetta dei prodotti, che per legge è tenuta a riportare luogo di confezionamento e quindi provenienza della merce, anche se può trarre in inganno. Perché anche se un alimento o un articolo sono stati preparati e confezionati nelle vicinanze del nostro comune di residenza è facile che la piattaforma logistica dell’azienda produttrice sia in un'altra regione, poi si passa alla grande distribuzione ecc.. Quindi il prodotto rischia di fare un sacco di km che non possiamo immaginare ne quantificare.
Credo che il fulcro del problema e l’unica cosa da fare sia di vedere quali sono i prodotti con l’imballaggio più ridotto o meglio riciclabile o biodegradabile (spesso sulla confezione c’è scritto), magari confezioni “ricaricabili” e via cosi. Si possono anche preferire i prodotti con l’ecolabel che altro non è che un marchio di efficienza ambientale del prodotto (esempio la margherita sui fazzoletti carta della coop), oppure informarsi sulle aziende produttrici che possiedono una certificazione ambientale e che quindi si impegnano nelle loro attività ad essere meno impattanti possibile a livello ambientale (da non confondere con le certificazioni di qualità). Saluti a tutti. ![]() |
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Io guardo sempre la zona di produzione, e scelgo quella più vicina alla mia zona, se possibile prodotti locali. La produzione biologica è il secondo criterio che uso per scegliere un prodotto, ma sempre subordinato al primo: la vicinanza della zona di produzione. Questo da quando ho quasi comprato delle patate da produzione biologica provenienti dall' Egitto! Non vorrei sapere le emissioni di CO2 causate dal trasporto di queste patate. Naturalmente poi evito la frutta fuori stagione, d'inverno per esempio l'uva, che viene importata via aereo dal Sud Africa o Sud America.
Poi non compro mai le verdure prodotte nella regione d'Almeria in Spagna che inondano il mercato europeo, e per sicurezza evito generalmente i prodotti spagnoli, non solo per le vie di trasporto che sono molto lunghe, ma anche per la qualità scadente e per lo sfruttamento di immigrati illegali molto diffuso in Spagna (non che in certe parti d' Italia sia molto meglio). I prodotti italiani comunque sono migliori e la loro zona di produzione più vicina. |
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Molto interessante il discorso.
Questo il mio criterio: VERDURE: compro solo quelle di stagione e cerco di prediligere quelle prodotte localmente PRODOTTI CONFEZIONATI: cerco di prediligere quei prodotti che magari anche se si presentano peggio, hanno una confezione ridotta e con prodotti più facili da smaltire/riciclare PREZZO: cerco comunque i prodotti in offerta ma stando attento alla marca Ora vi faccio due domande; 1 ma il cartoccio del latte che è fatto di cartone all'esterno e di alluminio all'interno dove và smaltito? Nella pattumiera generica? 2 a livello d'inquinamento è meglio utilizzare il latte nei classici cartocci descritti prima oppure nelle bottiglie di plastica? |
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Mah, infatti il dubbio sul tetrapak ce l'ho anche io.
Una volta ho scaricato una guida sulla raccolta differenziata prodotta nella mia città, Reggio Emilia, dove indicava appunto cosa e dove buttare i vari rifiuti domestici. Poi, un bel giorno mi è arrivato per posta un depliant, sempre del comune, dove su alcune cose non combaciava, e uno di questi era il tetrapak. ...l'ho adesso sotto gli occhi. Sulla carta dice che ci si può buttare: - scatoloni di cartone - giornali, riviste - sacchetti di carta - cartoni per bevande,latte e succhi di frutta - imballaggi di prodotti alimentari. Non so, secondo me non c'è una regola precisa e uguale per tutti...! Dipende forse anche da comune a comune, perchè c'è magari quello che poi divide veramente, come c'è quello (Napoli) in cui forse dividono, e quando arrivano in discarica buttano tutto insieme! E allora che divido a fare? PS. Io personalmente divido in tre contenitori separati. Il succo e il tetrapak li butto nella carta. Il latte probabilmente è meglio nelle bottiglie di plastica riciclata, se le trovi! O ancora meglio: da noi si stanno diffondendo i distributori in cui vai con la bottiglia di vetro e la riempi… Noi personalmente ci andiamo quando ci ricordiamo, per il resto tetrapak… |
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