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![]() Quali criteri usare per scegliere un prodotto all'acquisto?
Dipende, se stiamo parlando di prodotti alimentari per esempio.
In proposito agli alimentari ad esempio io parto dal presupposto fondamentale che ciò che mangiamo ha ripercussioni dirette e potenzialmente pesanti sulle nostre condizioni di salute. Quindi può valere la pena risparmiare un po' su tutto. Sul prezzo di un paio di scarpe o di pantaloni o dell'automobile. Ma di certo la scelta di cercare di risparmiare sugli alimenti non paga. Nell'ultimo periodo mi sto orientando verso l'acquisto di prodotto di natura più "bio" possibile, cercando di conciliare il fatto di comprare e mangiare un alimento che non sia di produzione industriale con quello di non spenderci un patrimonio. Questo è abbastanza possibile, se si vive nel posto giusto. Io ad esempio vivo molto fuori città, in una zona di provincia in aperta campagna, zona eminentemente agricola e piena più di cascine che di paesi. Se ho voglia di mangiare del pollo, so in che cascina andare a comprarlo. E lo pago, il giusto, dando direttamente al contadino quello che pagherei in negozio per il pollo della qualità “relativamente” migliore, ma vado in un posto dove posso vedere i polli razzolare direttamente in cortile, all'aperto, dove gli vengono buttate granaglia da mangiare e non mangimi chimici. Guardo e scelgo, dico al contadino voglio quello, lui lo prende lo scanna e me lo da. Lo stesso faccio per il riso, perchè tra provincia di Lodi e Pavia è pieno di risaie, dove i contadini fanno anche un po' di vendita al dettaglio. Normalmente queste cascine sono segnalati con cartelli lungo la strada cui cerco di fare attenzione mentre guido. E così è possibile, comprando in società con altre due o tre persone, andare direttamente in cascina a comprare il sacco da 10 Kg di riso Carnaroli, buonissimo, pagandolo addirittura meno di quello trattato confezionato e venduto dalla grande distribuzione. Idem con certe verdure, recentemente ho trovato delle zucchine che ho pagato come se le avessi prese al supermercato, ma avevano un sapore: non erano acqua addensata e sporca di verde. Per la farina (sia bianca che di gran turco per fare la polenta) invece conosco un mulino dalle parti dei miei nonni, nelle marche, con ancora la macina di pietra mossa dalle pale del ruscello. Anche lì, acquisto in società tra noi, miei nonni e zii, prendiamo sacconi da 15/20 Kg e poi ce li dividiamo. Così non spendiamo di più che in negozio, mangiamo qualcosa di buono che non è in alcun modo trattato con la chimica da produzione industriale e contribuiamo a tener viva delle piccole realtà agricole e artigiane fatte di gente che di certo non ci si arricchisce sopra più tanto, ma conserva una tradizione e la tipicità di alimenti fatti come una volta e sempre più difficili da trovare. Per quel che compro al supermercato invece sono abituato a leggere le etichette. Evito le cose che contengono soia, perchè la soia usata nella produzione industriale è ormai quasi tutta transgenica, cerco sempre di orientarmi sul prodotto che sia “il più naturale” possibile. Cerco di evitare i prodotti con grassi idrogenati aggiunti o grassi vegetale di discutibile natura come gli olii di palma etc. Poi, naturalmente, a parità di qualità proposta dalle etichette compro quello che costa di meno. Ma tra un prodotto la cui etichetta non mi convinca ed un altro che costa il 15% in più ma riporta ingredienti più convincenti e sani, spendo di più. Come voi altri, cerco anche di orientarmi verso le produzioni locali. Ad esempio sui formaggi, magari mangio meno tipi di formaggi rispetto a quelli che potrei scegliere sul bancone, ma vivendo in una zona che ha una tradizione casearia, mi oriento su ciò che è prodotto sul luogo, perchè sono molto migliori le probabilità che quegli alimenti abbiano provengano da piccole produzione poco industriali e molto artigianali e siano più freschi e senza conservanti. Quindi ad esempio la crescenza non la compro confezionata, ma sfusa al banco, perchè nel supermarket del mio paese so che se ce l'hanno sfusa al banco è perchè l'hanno presa quella mattina e so pure in quale cascina, visto che il casaro è mio vicino di casa. E invece che comprare il parmigiano confezionato in plastica, quando ce l'hanno, faccio lo stesso ragionamento comprando un pezzo di grana lodigiano direttamente staccato dalla forma. e se non ci spendo di meno, beh, pazienza. |
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Non voglio fare classifiche, mi limito ad elencare i miei criteri di scelta.
- posto di provenienza (più vicino è meglio è, si evita anche l'inquinamento derivante da un lungo trasporto) - prezzo(se non scelgo sempre il più basso sicuramente evito il più alto) - etica della ditta (che va ben oltre il marchio, consiglio di farsi qualche ricerca per sapere che marchi vanno propri evitati) - per le uova scelgo quelle allevate a terra perchè pensare alle galline stipate nelle gabbie sempre illuminate di luce artificiale mi fa una rabbia incredibile). Anch'io scelgo molto spesso proprio in base al palato: faccio dei tentativi (spesso comprando prodotti molto economici). Se poi mi piacciono li continuo a comprare, altrimenti passo ad altro. Riguardo alle scelte di bluenote, sottoscrivo tutto anche se molte persone non hanno ne il tempo ne i luoghi (nelle vicinanza) dove comprare questo genere di prodotti artigianali. Poi non necessariamente tutto ciò che è prodotto industrialmente farà cagare, o ancor peggio, farà male, anzi è possibile che i controlli siano più rigidi e magari ne esca un prodotto insipido ma salutisticamente valido. |
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Confermo quanto detto da bluenote sulla soia: fino all'anno scorso l'unica soia non ogm proveniva dal brasile. Ora, ringraziando la Monsanto, non ci rimane nemmeno quella.
Avevo peraltro sentito parlare di un'associazione - milanese, credo - nata proprio per promuovere l'idea del "gruppo d'acquisto diretto" (dal produttore biologico). E' una buona idea, anche se ovviamente non tutti sono disposti a rinunciare al "rito" del centro commerciale (anche per le uova e la farina). Pigrizia. Per quanto mi riguarda, oriento i miei acquisti in base al palato: faccio un tentativo, poi decido se ricomprare o guardare altrove. Ovviamente, considero anche i discount. |
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Di solito acquisto in un supermercato, tranne alcuni tipici elementi delle terre di origine della famiglia: parmigiano, vino, carni, salumi e verdure fresche (quando passo di li). Anche se onestamente ho qualche scrupolo a comprare direttamente dai contadini, e preferisco andare nelle cooperative e nelle cantine sociali: mi danno più sicurezza, vedendo i controlli e conoscendo il livello dei veterinari e degli agronomi che lavorano lì. Oltre ad avere un grande amore per il modello cooperativistico.
Per quanto riguarda il resto, semplicemente vado su tutto quello che riesco a trovare di biologico: la differenza di prezzo è a volte piccola e a volte rilevante, ma mi arrangio comprando meno e meglio. E mangiando meno, che a me male non fa. Idem per quanto riguarda i condimenti: ci sono molti piccoli oleifici ed acetaie che lavorano molto bene e con standard elevatissimi, senza avere quell’approccio un po' antiscientifico che molti associano con la naturalezza e la genuinità. Ah, ho notato che anche un discount come Lidl ora ha sugli scaffali molti prodotti biologici. |
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Io guardo solamente al rapporto qualità/prezzo (da me presunto) senza però scendere sotto una soglia di qualità minima (sempre definita arbitrariamente da me).
Tipo, se so che un certo prodotto per auto è della Arexons ma lo vendono anche sotto un altro nome a metà del prezzo (con su scritto "se avete problemi andate sul www.arexons.com" ) io compro quello che costa la metà. Per il cibo mi dirigo verso quello che costa meno ma mi sembra di un marchio serio. Ovviamente qualsiasi cosa con su scritto "bio" o cose del genere viene immediatamente scartata per ragioni di prezzo... Del resto, non ho ancora capito che differenza c'è tra un prodotto "bio" o "non-bio" (oltre al fatto che il primo è di moda come l'iPod). Del resto, anche se ce ne fosse, so che non mi interesserebbe... (Una volta però ho preso delle cose "bio" in offerta visto che costavano meno di quelle normali). Le cose eque & solidali le compro quando mi dicono essere buone e avere un prezzo pari o inferiore a quelle normali. Quindi mai. Poi, ovvio, uno può illudersi tramite l'acquisto della carta igienica prodotta in Bangladesh con le foglie di banano tritate di cambiare il mondo. Infine, quando sono dalle parti di Piacenza mi compro sempre una bella coppa... |
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Io leggo gli ingredienti. Se non so cosa sono me lo faccio spiegare.
Ho una marcata vena di ipocondriaca che mi porta ad esaminare con cura tutto ciò che dovrà finire nel mio organismo. Non mangio più sottilette da quando anni fa feci l'errore di leggere l'elenco degli ingredienti. (Sottilette Kraft. Ingredienti: Formaggio, siero di latte concentrato, burro, proteine del latte, sali di fusione: citrati di sodio, sale, correttore di acidità: acido lattico.) |
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Bhe, molto spesso i prodotti con marchio del supermercato costano meno e sono buoni, perchè vengono prodotti da imprese qualificate e poi il distributore si limita a metterci il marchio.
Un altro trucco è quello di vedere dove viene prodotto un alimento: se lo stabilimento è nello stesso posto di uno famoso, allora sarà prodotto da quella ditta. Oppure se cercate la passata di pomodoro, se è prodotta in campagna, allora va bene! Per l'H2O invece guardate l'etichetta: il residuo fisso deve essere basso, i nitrati assenti e poi guardate i parametri che vi interessano (tipo il sodio per esempio). Poi occhio al posizionamento: ad altezza occhi vengono posizionati tutti i prodotti del supermercato, quelli che hanno un'immagine di marca forte vengono invece collocati in posizioni scomode, perchè magari, forti del proprio potere, impongono al distributore condizioni svantaggiose e quindi vengono penalizzati nel posizionamento (molto in alto o molto in basso). |
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