Riflessioni sulla scuola che non trasmette retti principi
Riflessioni sulla scuola che non trasmette retti principi
La scuola non trasmette retti principi di vita e non infonde il bisogno per la continua ricerca di apprendimento. Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto.(V. Van Gogh)
Imparare non significa soddisfare un bisogno, ma acquisire un patrimonio di conoscenze che rimane; il conoscere, può crescere e rimanere piacevole. (Socrate)
La competizione di fare bene e meglio spetta agli allievi in modo spontaneo, e non esortata dagli insegnanti attraverso interrogazioni e compiti e distribuendo poi voti come premi, imparare non è una gara.
Il voto non serve a niente, rappresenta un freddo parametro numerico di giudizio sulla preparazione dello studente indicando all’insegnante quanto è stato bravo a trasmettere il suo sapere e a rendere interessanti le sue materie, oppure a constatare l’insuccesso del suo metodo d’insegnamento e l’incapacità di stimolare attenzione ed interesse per gli argomenti delle sue lezioni agli studenti.
Il giudizio, e non il voto, rappresenta un momento di autocritica per lo studente. Il giudizio, scaturito da un colloquio privato con l’insegnante, permette all’allievo di rendersi conto del suo livello di preparazione, del tempo che ha dedicato a quella materia e all’attenzione che ha rivolto alle ore di lezione di quell’insegnante, cercando assieme all’insegnante i motivi, le ragioni, di quel risultato positivo o negativo che sia. Il momento di confronto diretto fra allievo ed insegnante rappresenta un rito di importanza estrema che si svolge in privato, senza timore alcuno perché l’allievo sa di non sapere e frequenta quelle lezioni per imparare e l’insegnate è il suo maestro pronto e preparato a trasferire le sue conoscenze, a cercare con empatia la formula giusta per rendere la sua materia interessante e utile alla cultura dell’allievo e al suo avvenire. Denigrare ed umiliare lo studente davanti ai compagni è deleterio, è molto grave, stimola fra gli allievi divisioni di classe: i più bravi ed i meno bravi, porta ad atteggiamenti di arroganza ingiustificata verso i più deboli, a discriminazioni, al fanatismo, al bullismo. I meno bravi non sono considerati idonei a frequentare gli ambienti dei più bravi, a stare in loro compagnia. Elogiare pubblicamente è un bene gratificante, ma è bene che sia generalizzato, mai riferito ad un allievo specifico, altrimenti si possono creare sentimenti riprovevoli, si alterano gli equilibri di gruppo, si instaurano sentimenti di superbia, di presunzione di arroganza per gli uni, d’invidia, di depressione, di odio per gli altri. Anche per gli allievi più bravi il giudizio rimane un momento di dialogo privato dove è possibile enfatizzare e stimolare ulteriormente l’accrescimento della materia studiata.
Le verifiche dovrebbero essere frequenti proprio per capire il livello di preparazione della classe. La correzione dovrebbe essere eseguita in classe pubblicamente da un allievo che l’ha realizzata in modo sufficiente. In questo importante momento di analisi si offrono molte opportunità agli allievi per colmare lacune e chiarire gli errori fatti, e se non vengono additati come allievi incapaci, come spesso accade, saranno i primi a chiedere spiegazioni, ma se avvertiranno l’atteggiamento ostile e denigratorio da parte degli insegnanti e dei compagni “saputelli” cercheranno di nascondersi e faticheranno sempre più a recuperare quegli argomenti poco chiari.
La scuola dovrebbe essere il luogo di ritrovo per gli studenti, sia per avere scambi culturali sia per scambi di vita sociale, di confronto musicale, artistico, di svago, di gioco. Gli insegnanti dovrebbero vivere la scuola con gli allievi ed essere a loro disposizione per tutti questi momenti ed interessi. Purtroppo non ci sono stimoli, non c’è amore verso questo tipo di vita sociale e di formazione. La scuola è vissuta sia dagli studenti che da molti insegnanti come un dovere a cui non è possibile sottrarsi.
La scuola dovrebbe dare una cultura generale, una preparazione più completa possibile su tutti gli argomenti, fino alla scelta universitaria. Le attitudini personali, gli hobby, dovrebbero essere inseriti come materie extrascolastiche per facilitare gli orientamenti individuali, facendoli crescere e scoprire così talenti formidabili che altrimenti rimarrebbero nascosti.
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